Dato che parlare correttamente di certi argomenti non è così elementare e sequenziale come sputare doverosamente in faccia a qualche responsabile di Governo che meriterebbe di pulire i cessi per qualche anno, non per rappresaglia, ma solo per fargli capire che puzza emana dalla m… che anche lui produce (e che ben si impegna a pubblicizzarla, la sua, descrivendola come essenza di gelsomino) e che però non lo ha mai sfiorato neanche minimamente almeno con i suoi effluvi perché certi individui nascono col filtro già incorporato, probabilmente ci sarà qualche piccolo ritardo nel corso delle mie quotidiane pubblicazioni sul Blog perché vorrei descrivere abbastanza a fondo e senza dire troppe fesserie su di uno di quegli argomenti che passano per essere di terza serie mentre invece riguardano attualmente molto da vicino gli equilibri psicosomatici di molte persone, comprese quelle “di livello sociale superiore” oberate magari anche da sovraccarichi istituzionali.

   L’argomento?

   Incredibile, direte, i MASSAGGI in genere, quel tipo di contatto fisico tra due persone che dalla notte dei secoli viene considerato come il primo e più semplice mezzo di trasmissione di energie positive e stabilizzatrici tra due corpi viventi e sensibili e che come fine ultimo hanno la rigenerazione di vari tessuti organici. 

   Infatti l’industria del massaggio non conosce pause.

   Prima o poi chiunque ha avuto la possibilità di farsi praticare dei massaggi, professionali o non, Shiatsu, Ayurvedici, Psicosomatici, ne tralascio moltissimi, poi i semplici massaggi rilassanti oppure quelli finalizzati ad ammorbidire terapeuticamente tensioni muscolari locali, anche post-traumatiche…. senza escludere codinamente quelli erotici o anche quelli, che proprio massaggi  degni di una qualifica professionale non sono, della povera e sfruttata compagna amorosa e disponibile che facciamo impietosire coi nostri mali di schiena, o quelli che le pratichiamo noi stessi mentre ci stiamo decidendo se procedere o meno a qualche attività ravvicinata più interessante e intimamente coinvolgente …

   Qualsiasi corpo massaggiato, dal momento che viene “toccato” e manipolato dalle mani di un altro essere umano, assorbe le emissioni provenienti dall’altro corpo che entra in contatto fisico con lui, emissioni naturali, automatiche, di bioenergia, nelle sue varie manifestazioni e quantità, tutte strettamente legate alle caratteristiche fisiologiche personali del “massaggiatore” nonché alle sue condizioni psicofisiche che in quel momento stanno gestendo in modo quasi sempre inavvertibile la trasmissione del risultato dei processi elettrochimici che il suo corpo (feromoni compresi) sta producendo naturalmente.

   Per questa serie di motivi il “massaggiato” reagirà non solo alla citata emissione di microenergie (misurabili scientificamente con strumenti appropriati, quindi NON FANTASIE della New Age) ma anche alle emissioni chimiche sempre presenti sulla nostra superficie epidermica, soprattutto su quelle delle mani del massaggiatore (e qui si dovrebbe aprire una Bibbia sul Sistema Endocrino e sulle nostre Attività Ormonali) anche se apparentemente non stanno trasudando nulla in modo evidente.

   Il tutto si autogestisce nel range di una dimensione strettamente legata e condizionata dalle condizioni di disponibilità a venir manipolato in quel momento da parte del corpo ricevente il massaggio oltre che da quanto gli proviene comunque da chi lo sta trattando.

   E che si tenga ben presente che entrambi i corpi ricevono un “quid”, ed entrambi i corpi cedono un “quid”, di estremamente individuale, personale, anche se in percentuali ed intensità sempre molto differenziate.

   Esiste poi un risvolto della faccenda che di solito tutti fanno finta di ignorare.

   Se si desidera andare a fondo di questi meccanismi facendo veramente chiarezza e cercare pazientemente di comprendere in senso globale perché i massaggi producono sempre effetti positivi non solo per il corpo ma anche per l’animo del “massaggiato” bisogna tenere in considerazione anche un aspetto della faccenda che non vedrete mai trattato da nessun Solone competente in materia e che molto ha a che fare col funzionamento della nostra mente e della tradizione culturale da cui proveniamo, talvolta in netta conta posizione con quelle che potrebbero essere le nostre oneste predisposizioni naturali e istintive.

   Cominciamo a considerare quindi il meccanismo psicosomatico che si attiva nella persona che si appresta farsi praticare dei massaggi, tralasciando per il momento quelli del tipo strettamente terapeutico, praticati per lenire gli effetti delle contratture muscolari, delle distorsioni e delle contusioni, anche se ogni tipo di massaggio crea meccanicamente delle reazioni positive sulle superfici trattate, reazioni che aiutano a ridurre inizialmente e poi a far scomparire del tutto tutte le contratture muscolari che ci affliggono a prescindere dalle cause che le hanno generate, soprattutto quelle psicosomatiche.

   O anche quel che avviene in conseguenza ad un qualsiasi contatto fisico, oltre a quelli tradizionali della “stretta di mano” a cui siamo abituati ed a cui raramente diamo il giusto peso non tanto come gesto quanto, appunto, come contatto fisico.

   Mentre nella norma chiunque vive la propria giornata prevalentemente in posizione di “difesa”, di rifiuto istintivo di qualsiasi casuale contatto di questo tipo, di scarsa disponibilità a far superare da qualsiasi estraneo la cosiddetta “distanza sociale” (70 cm.) a meno che non si trovi forzatamente pressato nella calca in Metropolitana o in altre situazioni molto affollate dove tra l’altro si trova sempre l’incivile che allunga irrispettosamente la manina (ma non sto parlando di questa sottorazza umana) quando una persona dicevo, soprattutto se di sesso femminile, decide consapevolmente di aver “bisogno” di massaggi, nella sua mente ed anche nel suo corpo si apre una lunga serie di finestre e porte di sicurezza tutte site in quel tunnel sotterraneo che porta inevitabilmente alla sua sessualità e che vengono prudentemente tenute spesso sbarrate a causa di condizionamenti morali, religiosi e di altri motivi molto più personali e strettamente legati al carattere della persona, a come lei si pone abitualmente nei confronti degli altri, e a mille altri fattori strettissimamente intimi ed accuratamente, direi gelosamente, celati.

   Dicono si tratti di una forma di autodifesa.

   Potrebbe anche essere, ma certo non sempre e non in misura talvolta così “tesa”.

   Lo vedo più in parallelo psicologico a quel famoso comportamento definito col detto: “Excusatio non petita, accusatio manifesta”.

   Non a caso la grossa percentuale della donne che si fanno massaggiare, scelgono altre donne per questa funzione, convinte così di non uscire dai confini della propria moralità che verrebbe forse incrinata da contatti anche estremamente parziali con il corpo maschile di uno sconosciuto o comunque di un estraneo.

   E questo anche in vista del fatto che farsi massaggiare è comunque piacevole e una certa morale tradizionale millenaria, mai scritta su nessun libro ma solo nel cervello femminile, farebbe sicuramente sentire in colpa, come se si trovasse in una situazione di trasgressione, la titolare del corpo massaggiato.

   Ma attenzione, non fraintendiamo.

   Non sto dicendo che chi vuole farsi massaggiare anche da un bel e bravo giovane è in cerca di soddisfazione a pruriti molto simili a quelli sessuali oppure che ne può essere facile preda, oppure che, anche se non ne è in cerca, può supporre che i suoi sensi prima o poi si sveglieranno automaticamente da soli.

   Crucifige, crucifige ….

   Assolutamente no, lasciamo semmai certe considerazioni a chi di mestiere fa lo psicologo.

   Sto solo introducendo il concetto che a questo punto, quando si decide a farsi massaggiare, questa persona decide coscientemente di sospendere momentaneamente l’attivazione di tutti quei meccanismi psicologici che nella sua norma Etica, Morale, Sociale etc., la portano a non consentire a nessuno di toccarla fisicamente da vicino su nessuna parte del suo corpo, a meno che non si tratti di un’altra persona a cui si affida con fiducia come se si trattasse del suo medico personale.

   Per far questo, quindi, cosa di meglio se non affidarsi alle mani di una persona appartenente al proprio sesso che certe mire proprio non le dovrebbe avere?

   Fantasie, fantasie volute, fantasie veramente immaginate solo per raccontarsi mezza bugia.

   Qualsiasi paio di mani che ad esempio sfiorano dei bei seni NON può rimanere insensibile, siano mani di maschio che di femmina, siamo onesti e senza arrivare ad ipotizzare storie di omosessualità.

   Questo è il primo stadio.

   Passiamo ora al secondo, quello in cui, dopo i preliminari di rito, inizia il massaggio vero e proprio.

   Secondo la mia esperienza pluriennale colui o colei che vengono a farsi massaggiare, per prima cosa chiudono gli occhi, cercando non tanto, inizialmente, di mostrare che la loro mente è volta ad altri pensieri, ma innalzano, o meglio, credono di innalzare con questo comportamento, un finta barriera difensiva che vuole mascherare solitamente un minimo di vergogna o di imbarazzo nei confronti di chi, tutto sommato estraneo alla propria vita intima, scruterà il loro corpo “passeggiandoci” sopra in lungo e in largo con le mani come fosse cosa sua.

   Al contempo, di solito, la persona in questione, nuda come un verme ma col corpo inizialmente ben celato sotto ad un lenzuolo discreto, si preoccupa di tirare gli angoli del suddetto per coprire al massimo le proprie nudità, riservate di norma solo allo specchio ed ai più intimi, incurante del fatto che nel giro di pochi minuti quel lenzuolo verrà rimosso per questioni puramente meccaniche e tecnico-professionali.

   Ma non importa, ciò che conta è il gesto, il nostro pudore è salvo.

   Di solito, nel giro di poco la persona riesce poi a ritrovare una padronanza più adulta di se stessa ed inizia a rilassarsi come da copione.

   Terzo stadio.

   La persona è totalmente rilassata, smette di pensare al massaggiatore come ad una persona con nome e cognome e come proprietaria di un corpo fisico con una sensibilità sua ed intima, e inizia a considerarlo solo come un paio di mani, abili, meno abili, non importa, ciò che conta è solo l’effetto distensivo che esse procurano..

   Molto meglio se queste sono veramente capaci di posarsi sulle zone maggiormente sensibili lavorandole come si deve.

   E qui inizia il vero coinvolgimento non tanto del corpo massaggiato quanto della mente che, da lui ospitata, lo pilota e che si trova davanti alla linea infinitesimale di confine tra benessere e piacere, piacere che, non è escluso, assume anche dimensioni molto più intime e vissute quasi in stato non tanto di abbandono psicologico, quanto di aspettativa di riuscire a tradurre le sensazioni benefiche ricevute in sensazioni piacevoli ad ogni livello, al limite prossime anche a quello sessuale.

   Nessuno scandalo, chi si scandalizza dovrebbe fare qualche giro in lavatrice.

   Punto.

   Come vedete sono stato estremamente diplomatico nell’esprimermi.

   Di fatto, qualsiasi persona psicologicamente libera, adulta e in buono stato di salute, da un massaggio eseguito al massimo delle capacità dell’operatore, non può che trarre positività, alla faccia di quel che possono pontificare tanti bacchettoni che poi, in fin dei conti ricordano molto la storiella della volpe e dell’uva.

   Se poi riesce anche a godere corporalmente in senso più intimo durante l’operazione … meglio per chi è così sensibile, e, comunque, affari suoi.

   Come operatore spesso impegnato non solo con corpi giovani ed attraenti ma anche con qualcuno decisamente “stagionato” e ancora titolare del desiderio che gli venga riconosciuta qualche pretesa estetica mai sopita, spero di aver reso bene il concetto, e confesso che prima di iniziare ogni trattamento mi auguro sempre in cuor mio che la persona che dovrò massaggiare si ricordi sempre che io come persona non esisto ma che esistono solo le mie mani che lavoreranno come, dove, quanto e quando sarà necessario.