FORSE STO PARLANDO CINESE

1 settembre 2016

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Gli anni passano ma se non bado troppo a certi inevitabili mali di schiena, considerando quel che sono riuscito a “costruire” per me e per altri, il consuntivo che ne posso trarre è estremamente positivo.

Io sono uno dei non moltissimi fortunati che nella vita ha potuto svolgere la professione che amava anche se per riuscirci ho dovuto lottare veramente parecchio e ad ogni livello, decisamente con un impegno maggiore rispetto a quel che accade nella media, e contro ad ogni tipo di ostacoli, a partire sin da subito oberato dai molto poco costruttivi scetticismi famigliari.

Per non parlare degli slalom tra incidenti di percorso oltre alle invidie del prossimo, che solo la fantasia della sfiga riesce ad inventarsi e che ti fanno venire voglia di mollare tutto … comunque anche questa è “Vita” degna di esser vissuta.

Ora che l’età mi consente di tirare un po’ il fiato e di voltarmi indietro per pensare anche a tante cose rimaste in standby, senza che il quotidiano mi obblighi a correre da mattina a sera, forse sarebbe meglio dire da mattina a mattina, credo di aver individuato uno dei virus che mi differenziano dalla maggior parte dei miei simili (… simili … si fa per dire).

E questo senza puntare il dito contro a quei giovanissimi che mi sembrano sempre più cittadini di un mondo a me sconosciuto, ma anche solo osservando quei miei coetanei che anche se per loro sarebbe l’ora, non hanno ancora iniziato a mangiare l’insalata dalla parte delle radici e intanto non hanno niente di meglio da fare che passar le loro ultime giornate impegnati a lamentarsi di tutto e di tutti dimenticandosi che nella vita esistono anche gli specchi.

Io che non so cosa sia un “Libretto di Lavoro” poiché ho sempre lavorato da indipendente, non mi sono mai preoccupato più di tanto dell’impegno fisico e mentale che la mia professione richiedeva, talvolta asfissiante e molto poco remuneratorio, in ogni senso, e purtroppo talmente impegnativo da obbligarmi a dimenticare talvolta anche i miei impegni di padre.

E non mi sono mai preoccupato più di tanto se quel che realizzavo di volta in volta poteva offrirmi un giusto riconoscimento economico o non economico che fosse, quel che contava era dare sempre il meglio e questo mi ha fatto sviluppare quella determinazione che spacca le montagne ed è essenziale per puntare in alto con esito positivo e senza quelle distrazioni di repertorio che è così comodo millantare per saggezza, prudenza, mentre si ha solo paura di esser considerati dei pericolosi anticonformisti, di esser tropo fuori dal branco, quel branco che si vorrebbe ritenere tanto protettivo mentre …

Oggi tutto si focalizza nella corsa al danaro, su ciò che conviene maggiormente per ingrassare la carta di credito, sia che lo si voglia conquistare lavorando onestamente, sia che “nulla si permetta di rappresentare” un ostacolo al raggiungimento di questo traguardo così penosamente limitante e limitato negli intenti da un punto di vista umano.

Proprio l’altro ieri è stata trasmessa dai Media un’interessante intervista fatta ad una studentessa che aveva partecipato al meeting col fondatore di Facebook, e alla domanda dell’intervistatore su cosa l’avesse spinta a rivolgere domande ben precise a Zuckerberg, la risposta era stata molto chiara e puntuale: a lei interessava capire, meglio, “rubare” il segreto di tanto successo per potersi poi agganciare al sistema e, magari in scala ridotta, trarne anche lei i profitti che a giudicare dai proventi privati del mister, sicuramente fanno la differenza non solo rispetto a quelli di un collezionista di farfalle ma anche a quelli di chi tira la carretta onestamente tutti i giorni per sopravvivere, un atteggiamento tipo gli ultimi venditori della pista di Herbalife e simili.

Nessuno però le ha mai detto che certe forme di successo, a parità di capacità, mezzi, impegno, sono retaggio di pochissime mosche bianche e che questo successo di solito è riservato solo ai “primi” che hanno concretizzato l’idea che li ha fatti volare alto.

Ma la corsa verso il dio Denaro non conosce soste e tentennamenti etici, persino fra le macerie dell’ultimo terremoto dove gli sciacalli di sempre non mancano, peste li colga e gli si apra la terra sotto ai piedi se c’è un po’ di Giustizia, altro che quattro giorni al fresco ed una ramanzina.

Va bé, oggi non devo “fare il nonno” e allora torno a togliere un po’ di erbacce dall’orticello e poi devo anche preparare un paio di motoseghe che utilizzerò a giorni per abbattere alcune vecchie piante di noce che sono diventate troppo grandi e quindi pericolose a causa delle loro dimensioni nel contesto della zona abitativa in cui si trovano … peccato, ma si deve.

Per voi “cittadini” sto parlando cinese, vero?

Il fatto è che io vivo in campagna ed i miei scadenzari sono ben diversi dai vostri.

E poi dovrei anche farmi venire la voglia di come aggiungere con un buon risultato estetico e funzionale nel mio studio qualche altro ripiano su cui alloggiare le new entry dei miei minerali, la collezione sta crescendo a vista d’occhio e con le energie che trasmettono, non solo per chi le avverte oltre che per goderne la bellezza, sono più che degne di un posto di onore, non di certo del buio fondo di un cassetto.

Quel cassetto in fondo al quale troppi finiscono per relegare anche quelle immancabili e spesso poco ascoltate pulsioni positive che fanno la differenza tra uomo e bestia.

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   Ci sono momenti della mia vita talmente positivi che vorrei infantilmente comunicarli a tutti, trasmetterli nel pieno delle emozioni che li hanno generati, solo per il gusto di condividerli con qualcuno, anche con uno sconosciuto a patto che possieda una mente aperta, pulita e onesta.

   E forse questo è uno dei motivi per cui ogni tanto mi metto a scrivere senza una meta precisa su questo Blog che, quando appunto ci infilo cose anche personali, non lo considero assolutamente una valvola di scarico ma una possibilità aggiunta di colloquiare positivamente con i miei simili trasmettendogli un qualcosa che ritengo valido o perlomeno degno di esser letto.

   Ben astenendomi però dal cacciarmi in uno di quei Social Network talmente frequentati che non si capisce come tanta gente potesse sopravvivere prima che qualcuno li inventasse.

   Se questi contenitori virtuali di finta Amicizia, l’Amicizia è un’altra cosa, servissero solo a velocizzare il transito delle notizie, a far cadere tanti ponti (con e senza pedaggio) inutili, se tutto quello che ci gira dentro fosse vero, sincero ed onesto, se ogni notizia riportata fosse vera come la Bibbia … ma non è così.

   Spesso poi, chi ci naviga dentro quasi senza soluzione di continuità e quasi per riflesso condizionato, come tanti giovani, sempre agitati dalle proprie insoddisfazioni, incertezze, carenze affettive, sogni delusi … è perso già di suo, incapace di vivere anche un sol giorno una vera interiorità in sincera e sana solitudine, primo passaporto valido per una vera Maturità.

   In più ogni contatto interpersonale viene ormai visto come un qualcosa sempre possibile in tempo reale in quell’ambito, ma nessun legame deve esser forte e duraturo, solo quanto serve, nulla di più ed anche essere il più breve e veloce possibile.

   Ciò che conta è mantenere viva la sensazione di esser sempre collegati ad un cordone ombelicale che generi sicurezza (anche simulata, non importa), racconti all’infinito a se stessi la penosa bugia di un mondo pieno zeppo di tantissimi amici disponibili; privarsi poi di uno di questi cordoni non sarà mai traumatico, ce ne sono sempre pronti almeno altri mille + uno per un collegamento attivabile con un semplice touch screen sullo schermo di un telefonino.

   Un’altra grossa motivazione a questo tipo di frequentazioni è l’inclinazione ben sposata alla possibilità gratuita di farsi gli affari degli altri, senza pagare il biglietto di ingresso, senza responsabilità precise e soprattutto senza esser costretti a far vedere necessariamente la propria vera faccia, marcando se mai il territorio come molte bestioline fanno con le proprie urine, sparando anche sentenze campate per aria oltre che mettere in pista le proprie realtà di fantasia assieme alle fantasie più camuffate da realtà reale, un ginepraio talvolta pure pericoloso per le possibili conseguenti interferenze nelle immancabili menti ancora deboli che frequentano il grande Circo. 

   Un ambiente senza regole VERE in cui c’è libero accesso per esprimere giudizi, critiche, opinioni anche fasulle, senza pagare il dazio, possibile e lecito per chiunque voglia oltrepassare quella soglia, attraverso la quale, se fosse un’entrata di casa vostra, non so proprio se ci fareste passare chiunque come gli permettete di fare, anche se virtualmente, attraverso lo schermo del vostro Pc.

   Confesso che proprio a questo proposito mi fa molto pensare la facilità con cui perfetti sconosciuti si trattano fra di loro come vecchi amici, anche se tutti sono sempre pronti a restituire schiaffo su schiaffo, coltellata su coltellata.

   Dove tutto è uguale e diverso da tutto, tutto dipende da quello che uno scrive e da quello che l’altro legge e crede di voler capire senza l’obbligo della “prova certa”.

   E’ il Festival della superficialità, delle impazienze, delle fughe dalla realtà vera, delle botti di aceto scambiato per miele e viceversa.

   Per stupidità?

   No di certo, io penso solo grazie alla presunzione di poter rimanere, a comando, estranei da qualsiasi situazione negativa o di pericolo e di poter fare come la lumachina che appena sente odore di aria fritta, ritira le piccole corna, perché tanto che le cose vadano bene o male, si tratta sempre di realtà virtuali.

   Almeno questa è la credenza comune, immaginata come senza conseguenze dirette nella vita quotidiana.

   Ma quanti poi sono veramente capaci di discernere tra bene e male, verità e bugie, ipocrisie e onestà comportamentale?

   E a quanti di costoro la cosa poi interessa veramente?

   Ma soprattutto quanti ne vengono loro malgrado coinvolti almeno psicologicamente?

   Non tutti dispongono delle energie di Ercole.

   Vera incoscienza cosciente: d’altra parte viviamo nell’era della Pubblicità secondo gli schemi del famoso Mulino Bianco, degli ambienti da arredare grandi come sale di improbabili castelli, di case “popolari” tutte fornite di grandi giardini, di cani scodinzolanti su pavimenti tirati a specchio, di materassi che non si capisce perché se sino a ieri costavano 1000, adesso te li vendono per pochi centesimi, di sorrisi che non possono spegnersi mai sui volti gente nata benestante che sta così bene sullo schermo del tv e che non vedrà mai l’eventualità di dover cambiare i propri orizzonti: continuo ?…

    

 

 

   Premetto, a scanso di facili equivoci, che io ritengo le possibilità offerte dal Web uno dei pochi squarci di sereno nel cielo nero dei giorni d’oggi.

   Però non sono tutte rose e fiori …

   A quanto pare, oggi, la parola d’ordine è mettersi in mostra, ogni sistema è buono e lecito, Web in primis, ma mettersi in mostra non significa proprio mettersi in gioco, mi risulta, cosa che significa non volersi “confrontare” veramente.

   E qui il discorso punta direttamente sui Social Network, in cui, se mai, mi pare di osservare più un processo di “aperture fittizie su falsi 360° ” tese molto più a ricevere tramite parole e immagini che ad aperture personali reali.

    E in questo contesto può capitare molto più spesso di quel che non si creda, che, solo perché qualcuno si è presentato su Facebook e simili, e apparentemente si è cavato anche l’ultimo tanga, chiunque può dare la sensazione che ogni interfacciamento con lui è garantito e “sicuro” perché di lui si sa tutto come di qualsiasi altra cosa provenga da lui.

   Dalle Pubblicità subliminali, personali o commerciali, alla emanazione di notizie tutte da dimostrar vere, al teatrino in cui tutti sono “amici”, etc.

   E se questo chiunque non ne parla personalmente, ci pensano subito gli altri a mettere i puntini dimenticati sulle relative “i”.

   In ogni caso si creano delle situazioni che variano dal gossip al tragico, dal serioso al serissimo, dall’ipertecnologico o culturale alla fuffa delle notizie riferite solo perché sentite dire e con l’aggiunta di qualche fantasia personale.

   Chiaramente non sto parlando degli Archivi seri che contengono ogni valido tipo di Informazione, database depositati in Rete ad uso e consumo di chiunque senza nessuna secretazione (o quasi) come capitava sino a pochi anni fa, ma di quell’Armata Brancaleone che ci naviga dentro spesso e volentieri solo perché la Rete è diventata un vizio dalle serie e pericolose dipendenze.

   E spesso si interroga la Rete alla ricerca di un qualcosa che si è perso irrimediabilmente quando si è smesso di guardarsi dentro e certe capacità personali si sono seccate come foglie d’Autunno.

   D’altra parte, se vogliamo analizzare, queste dialettiche comportamentali sono la cornice del Mondo in cui stiamo vivendo, almeno qui dalle nostre parti e dove migliaia di giovani sono senza lavoro, ma in tasca hanno sempre i soldini per l’aperitivo, per le sigarette (o altro che va a finire sempre in fumo), per l’ultima T-shirt etc.

   Se uno decide di vivere ipocritamente nel proprio Sistema, faccia pure, o anche se è solo un povero urlùc in buona fede, certo si è che sino a che nessuno avrà il coraggio di affrontare in prima persona certe problematiche … le previsioni del tempo non sono certo clementi.

   Ma poi, come mettersi in gioco, con quali criteri, e a che pro?  

   Non è un discorso semplice perché si scontrano decisamente almeno due filosofie di Vita.

   Se poi lo fate in Rete, dove ogni cosa sembra esser vera solo perché qualcuno l’ha scritta, siete tutti clienti da Analisi.

   Una linea di vita, quella che ho appena citata, un’altra, quella di chi tiene gli occhi ben aperti e non si commuove tanto facilmente ad ogni stormir di vento (informatico) e magari solo perché è invecchiato come il vino buono nella botte giusta e ha deciso di mettersi ad osservare attentamente le cose e di intervenire, di partecipare, ma solo con saggezza e “dopo” aver toccato con mano delle realtà molto più tangibili dei soliti fiumi di parole in cui ormai sono tutti esperti, anche se tra una parola e l’altra ci ficcano un “inZomma” e un bel “hai GaBiDo?” …

   Tutte decisioni, queste ultime, prese non per opportunismo e vigliaccheria ma solo per una forma razionale di difesa degli equilibri raggiunti con l’esperienza e pagando in prima persona ogni errore, e che nessuno può sindacare con superficialità.

   Qualche sera fa sono andato a trovare un’amica di livello culturale superiore alla media che abita a due passi dal quartiere della Movida di Milano.

   Lungo il percorso ho fatto in più di un punto fatica a passare con l’auto, anche se piccolina, una Yaris, a causa degli assembramenti di gente in mezzo alla strada, sui marciapiedi, tipo concerto di Vasco Rossi.

   Non parliamo della difficoltà poi a trovare un posteggio consentito …

   E non accusatemi di avere usato la quattro ruote invece dei mezzi pubblici perché a quell’ora, venendo da fuori Milano sarebbe stato impossibile muoversi altrimenti.

   Onestamente confesso di essermi chiesto cos’avevano da raccontarsi tutte quelle persone assembrate come vespe su di un favo e quasi tutte rigorosamente col bicchiere, la lattina o la bottiglietta in una mano e la sigaretta nell’altra.

   Forse si stavano facendo i resoconti sulla giornata di lavoro, parlavano di politica, di sesso, o almeno ci stavano provando, poi magari discutevano sull’ultima “roba” che gira sul mercato che costa di meno e che è tanto buona … o forse stavano discutendo sull’immortalità dell’anima e sul sesso degli Angeli, o magari solo stavano facendosi il replay verbale di quanto avevano letto o scritto su Facebook, su Twitter o su altri Social Network di livello superiore …

   Non per fare battute facili, ma se solo un centesimo delle ragazze così impegnate a dialogare sul marciapiede sapesse cuocere un uovo al tegame come sa gestire i propri contatti sul Web, probabilmente, in Rete si leggerebbero meno fesserie e si mangerebbero meno panini in sostituzione dei pasti normali con tanto di guadagno per salute gastrica, per portafogli e per igiene mentale.

   Né più né meno di come se certi giovani sani e robusti sapessero usare la zappa (o ne avessero voglia) così come sanno svolazzare sulle tastiere dei Pc … il resto aggiungetelo voi se siete abbastanza saggi per capire che per vivere una vita dignitosa e pure agiata non è indispensabile avere a tutti i costi in mano un pezzo di carta con sopra scritta la parola “Laurea”, quanto avere tutte le competenze necessarie per svolgere seriamente un mare di professioni remunerative  sia pecuniariamente che psicologicamente che o sono già morte o stanno morendo per asfissia.

   Anche perché oggi sono molto poche le Lauree veramente valide sotto il profilo tecnico, culturale e di conferma delle capacità reali di chi le ha conseguite.

   Bene, durante quel paio d’ore abbiamo parlato del più e del meno, mentre ridondava il discorso che in Italia c’è solo casino e che non ce la si fa più a resistere, meglio andare magari in Tahilandia dove sono tutte rose e fiori … (sinché non inizia la stagione brutta …).

   Se questa mia amica legge questo Post, questa è la volta che mi toglie il saluto … ciao, G, non me ne volere e leggi oltre alle righe, ma anche con i miei occhi, non solo con i tuoi.

   E non pensare che certe mie scelte comportamentali derivino da un forse apparente “essersi chiamati fuori” dalla bagarre generale a causa dei miei capelli diventati bianchi (diventati bianchi per un grande dolore già dalla giovane età di 35 anni) credimi, è solo un’impressione superficiale, le mie sono sempre decisioni molto coscienti e motivate, che spesso mi pesano parecchio, anzi, direi che se il cervello non fa cilecca, le capacità critiche aumentano geometricamente rispetto agli anni.

   Le componenti di questo discorso sono molteplici e non tutte comprensibili sino a che uno non vi si trova dentro.

   Abbiamo parlato anche delle possibilità e della improrogabile NECESSITA’ di nuove aperture mentali e sociali, secondo i nuovi criteri della società informatica in cui tutti avrebbero il dovere di confrontarsi con tutti perché c’è sempre da apprendere qualcosa di nuovo, perché non è giusto non partecipare, bisogna essere sempre aggiornati su tutto e su tutti, anche se invece spesso questo accade solo per la curiosità superficiale delle persone, curiosità che ben poco hanno a che fare con quanto dicevo sopra, però intanto chiunque si ritiene molto appagato dal conoscere il colore delle mutande che portano gli altri.

   Ed è proprio qui che casca l’Asino.

   I connotati personali ficcati in Rete a disposizione di chiunque, come quelli da me ad esempio inseriti nella bacheca personale del mio Blog, come si trattasse di un CV, a mio parere devono rappresentare solo una serie di informazioni molto limitate da doversi doverosamente fornire quando si decide di fare mezzo passo in avanti per presentarsi educatamente, ma nulla più.

   Un passo estremamente personale e privato, che scaturisce da una preselezione intelligente di dati che devono funzionare solo da chiave in attesa di nuove future aperture, in attesa di quello che solo poi chiunque potrà e vorrà manifestare dei suoi pensieri che verranno espressi nel tempo e che verranno comunque giudicati, quindi non la foto di un pastrano indossato sotto agli slip con la pretesa di fungere da perfetta Carta d’Identità.

   E poi, siamo onesti, chi è che te la conta sempre giusta e per intero?

   Subito accanto a queste considerazioni sull’ipocrisia di Sistema della maggioranza, ci piazzo la domanda pleonastica del perché chi invece ricopre “livelli superiori” si guarda bene, quando tocca a lui, dall’applicare CORRETTAMENTE i nuovi Vangeli della Comunicazione, cioè limitandosi a dire la Sua verità, non la Verità.

   In poche parole, presentarsi in un modo che in effetti non corrisponde alla realtà è un giochino da niente, soprattutto in Rete dove tutto è virtuale sino a dimostrazione di prova contraria, pornografia e disponibilità a far sesso gratuitamente comprese, e poi manifestare onestamente nel tempo e in modo continuativo i propri CONTENUTI non consente di certo nessun gioco con riscontro positivo né politico, né letterario, culturale et similia.

   Già stiamo affogando miseramente tra scandali SFRONTATI di ogni tipo, e praticamente tutti a valenza economica perché proprio non mi risulta che esista un mio simile non preoccupato innanzi tutto del proprio portafogli, poi ci sono i “Clan”, i feudi, quegli scompartimenti non proprio virtuali della Società in cui entrare è impossibile perché a suo tempo, chi ne aveva interesse e non voleva interferenze impreviste, ha messo lucchetti a prova di scasso …

   Non continuo, tanto il seguito lo conoscete, come me, e magari la cosa pesa pure sulla vostra schiena di persone oneste, O ALMENO A CHI DI VOI LO E’, perché le realtà mediatiche del nuovo Mondo, Informatico, Digitale, così facili da descrivere tramite immagini e parole su di uno schermo, in effetti non offrono molte garanzie reali, quando gestite liberamente, da privati, al di fuori di ogni controllo e responsabilità civile e penale, a meno che uno non voglia vivere di sole fantasie e di speranza che bastano da sole a soddisfarlo, ma si sa, chi vive sperando ……

     

Facebook  non è un Social Network: tranne rare eccezioni è solo un gadget per persone che non hanno ancora compreso che la solitudine è un bagaglio che viene portato addosso solo da chi non è capace di vivere a fianco degli altri se non per chiedergli qualcosa affettivamente o anche molto di più, ma sempre e comunque per ricevere, mai per dare per primi.

Anche senza rendersene conto, in perfetta buona fede.

Ci si conosce per finta, con la complicità di foto degne di un provino di Hollywood che ben poco hanno a che fare con la realtà, ci si invaghisce l’uno dell’altro da perfetti sconosciuti che esprimerlo a parole è dolce come mai ti è capitato, è finalmente arrivato il grande evento della vita, la tua solitudine ne ha incontrata un’altra, dieci, cento, ci si fa il Telefono Amico a vicenda e poi, man mano che si piglia familiarità, qualcosa che già era in te comincia ad emergere e vuoi dare un calore, un odore, una sensazione tattile al tuo nuovo “amico”.

Non a caso  Facebook non è frequentato tanto da ragazzini quanto da novelli adulti o presunti tali, quarantenni, cinquantenni o giù di lì, e si sa, prima o poi il sesso reclama e così si torna a commettere i medesimi errori che ci hanno lasciati soli a metà della nostra vita solo perché ancora non si è stati capaci di superare gli egoismi e le ipocrisie che già hanno compiuto la loro impietosa selezione naturale lasciandoci soli come cani randagi a frugare nella rumenta di un vicolo buio.

Magia della Rete!

Pensare che questi nuovi “amici” se fossero stati incontrati per strada o sulle scale di casa propria non sarebbero stati degnati di uno sguardo, di un saluto.

Amico, amicoooo, in CB, la vecchia Citizen Band a 27 Megahertz, quella dei baracchini con cui si passavano intere notti a salutare gli “Amiconi”, 73-51, ricordate? Anche per cercare di cuccare, d’accordo ma quello, anche lì, era sempre il secondo passo ….

Certi riti non cambieranno mai, certe persone, apparentemente  normali, piuttosto che riconoscere i propri errori comportamentali si farebbero ghigliottinare, ed ora c’è la nuova pattumiera, Facebook, che offre i medesimi servizi e le medesime coperture.

Guardate che lo so bene che alcuni di voi hanno trovato l’anima gemella con questo sistema, ma voi eravate o siete ancor giovani e la cosa, anche se per culo, lasciatemelo dire, o per Provvidenza Divina, ha potuto funzionare.

Ma quando ci si mettono gli adulti in questo gioco, innanzi tutto se ci si sono messi è perché non avevano niente di meglio da fare, oppure erano “alla frutta” nel reparto indirizzi della propria agendina, oppure perché  Facebook è sempre un territorio di caccia, sia per maschi che per femmine, che per tutto l’arcobaleno delle preferenze sessuali, oppure, e questo è veramente grave, non avevano più nessuno che li volesse stare ad ascoltare perché ormai avevano veramente “rotto” in ogni direzione, cosa, non sta bene a dirlo.

Facebook o il suicidio?

Va bé, meglio  Facebook, ma fate una bella scorta di “Foil”,  giù in Farmacia, ottimo per scottature anche gravi.