QUANDO LA TERRA TREMA

28 agosto 2016

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Qualche giorno fa, era il 23, ho litigato con tutti, anche col mio gatto.

Ero intrattabile, mi facevano inspiegabilmente male ossa e articolazioni, sentivo nelle gambe come delle piccole scariche elettriche e poi verso sera sono iniziati i crampi ai polpacci … potrei aggiungere altro ma mi fermo qui.

Di notte poi mi sono svegliato verso le 3 e non sono più riuscito ad addormentarmi.

Verso le 7 del mattino, facendo piano per non svegliare mia moglie, ho infilato le cuffie ed acceso il tv mentre le prime notizie del terremoto si accavallavano.

E’ da più di una settimana che non riuscivo o a scrivere nemmeno una riga, adesso so perché.

Ma potevo immaginare qualcosa anche da prima visto lo stato di agitazione da cui non riuscivo ad uscire e che mi stava dando segnali noti e ben precisi, ma si sa, quante cose facciamo finta di non vedere e sentire tutti i giorni anche per molto meno …

Se io sono vivo, meglio, se esisto, è solo perché nel lontanissimo 1908 … la nostra famiglia rimasta sepolta sotto alle macerie nel purtroppo famoso terremoto di Reggio Calabria e Messina era stata tratta in salvo grazie all’intervento di una sorella di mio padre, ancora bimba di pochi anni e miracolosamente sfuggita alla catastrofe, che, rimasta incolume, si era messa a rovistare tra le rovine richiamando l’attenzione dei primi soccorritori.

Si tratta di uno dei tanti avvenimenti che riporto fedelmente da un suo diario postumo che avevo trascritto fedelmente e messo in rete col titolo “Dida” che potete trovare anche nei titoli qui sopra.

Peccato che non abbia avuto il successo che meritava, pazienza.

Di sicuro però qualcosa nel sangue mi è stato trasmesso in quanto a ipersensibilità visto come certi dolorosi eventi mi danno sempre in anticipo un avviso, talvolta anche troppo coinvolgente.

Manco fossi una bestiola …

Peccato che questa ipersensibilità che mi accompagna da sempre e che mi avvisa per tempo di tenere più alto il livello di guardia, non sia patrimonio di tutti.

Fatemi riprendere, ci risentiamo presto, almeno credo.

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A giudicare da quella specie di nebbia sociale spesso maleodorante che ci circonda, parrebbe che la parola “Confronto” ha perso quasi completamente il suo vero significato … pure lei, e purtroppo non finisce qui … come si suol dire, al peggio non c’è mai fine.

Sembra che confrontarsi si riduca ormai al cercare di aver conferme se la propria immagine attira il gradimento dei nostri simili quando ci osservano (più o meno forzati dai nostri atteggiamenti) o se si possiede l’automobile più “IN”, se si può ostentare alla faccia dei nostri simili qualsiasi cosa noi riteniamo che ci faccia sentire superiori … che angoscia … tipo l’ultimo telefonino offerto dal Mercato, padrone ormai indiscusso dei nostri equilibri … abbiate pazienza, fatemi correggere … di quelli vostri, non certo dei miei, senza offesa.

Il vero senso del “Confronto” è cosa decisamente più impegnativa, una spinta psicologica che dovrebbe esser connaturata con l’imprinting dell’homo sapiens, non un qualcosa ridotto ad una ricerca talvolta abulica, talaltra rabbiosa di conferme, schiavi dei nostri più inconfessati complessi che non cessano mai di emergere fuori controllo come avviene sulla superficie dell’acqua per gli escrementi portati da una condotta di fogna sotterranea.

Comodo perdere questo appuntamento che mai dovrebbe essere interrotto con la nostra “faccia” di esseri superiori del Mondo Animale, una spinta automatica, istintiva volta alla ricerca di valori che vanno ben oltre a certe prudenze codine spesso millantate per prudente saggezza.

Ma anche la capacità di accettare le nostre inferiorità passeggere o incancrenite che siano, inferiorità che nonostante ogni nostro sforzo potranno anche sembrarci insuperabili … però, chissà? … ed è questo il bello di una vita positivamente attiva e volta sempre alla ricerca del meglio.

Sapersi confrontare è anche una forma di coraggio e, ditemi, come si può vivere e sopravvivere senza coraggio, nascondendosi dietro al dito mignolo delle proprie ipocrisie?

Cosa che capita soprattutto quando il “Confronto” è quello con noi stessi, con quelle parti di noi che molto abilmente cercano di sfuggire al nostro controllo sotto la sapiente guida del diavoletto cornuto col forcone in mano.

Il “Confronto” poi, lo si può vincere o perdere, che importa?

Ma è la pulsione che ci spinge a cercarlo che fa la differenza facendoci salire su quel gradino più alto, infatti se è importantissimo vincerlo è ancora più importante ed educativa l’autopadronanza nel saper perdere con intelligenza, quando accade, e non con rabbia.

Pronti poi a rimettersi subito in gara forti dell’esperienza dei propri errori e ben determinati a superarli, al limite, ma anche a condividere sinceramente la gioia di chi si è dimostrato superiore, mostrare la nostra reale e sincera compartecipazione con la sua felicità che oggi è sua e domani, chissà, può diventare nostra.

Sapersi confrontare non è un’esclusiva degli eroi, di quegli esseri superiori che esistono sempre e da sempre, questo è il patrimonio di chi, dentro forte, non vuole mai cedere dinanzi a qualsiasi prova lo costringa la Vita, sia che faccia il minatore, il ragioniere di banca, il clochard o il Capitano d’Industria.

Mai perdere le motivazioni interiori che dovrebbero stimolarci sempre in questo senso.

Io però ho una sensazione: che cioè queste considerazioni riguardino più il Genere Maschile piuttosto che quello Femminile, perché sono sempre più gli uomini ad avere i maggiori problemi di gestione del proprio “IO”.

Le donne, sì, spieranno con la coda dell’occhio le proprie rivali quando i propri sistemi di autostima accendono il led rosso di guardia, ma la cosa di solito si ferma lì, loro hanno altre cose più essenziali a cui rivolgere pensiero ed energie … e spesso e volentieri, alla fine, sanno pure sotterrare ogni inimicizia fra di loro.

La prossima volta voglio nascere donna (non .. “diventarlo”, scusate i miei blocchi mentali reazionari nati con me nel secolo scorso, ma certi “ripieghi” di moda, quando sono solo ripieghi, mi puzzano da sempre) e per ora stringo i denti e cerco di tener sempre ben presente quel che mi tocca come maschio cercando di dimostrare che il mio sesso ha ancora qualcosa da dire.

Dimenticavo, “Confronto” non significa per forza lotta, gara, guerra … ci si può sempre confrontare tanto per iniziare anche solo mettendosi davanti ad un specchio.

E questo dovrebbe nascere da un’esigenza istintiva della nostra natura di animali superiori, un modus vivendi dinamico e positivo … anche quando sarà proprio il “Confronto” a rivelare le nostre immancabili inferiorità che comunque non sono mai destinate ad essere eterne e insuperabili.

Chi diceva che tutto è relativo ?…

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Uno dei maggiori doni del cosiddetto progresso è la possibilità di amplificare enormemente la velocità di propagazione, sino a quanto è possibile ottenere dalla tecnologia del momento.

Che si tratti di messaggi, notizie, di macchine o sistemi sempre più veloci, non fa molta differenza, ma di fatto tutto ci sta ruotando attorno in un turbine sempre più coinvolgente, almeno sino a che uno (più saggio della media) non schiaccia il pedale del freno più per un discorso di equilibrio mentale che di timori generalizzati.

Ma siamo sicuri che velocità di propagazione equivalga ad un miglioramento del Sistema?

A Primavera appena iniziata, quando le gelate notturne sono solo un ricordo, chi come me vive in campagna o anche solo possiede un fazzoletto di terra in cui piantare insalata o pomodori, nei vari centri che vendono piante e fiori inizia la rincorsa ad acquistare le piantine delle primizie da trapiantare, già belle ed apparentemente robuste.

Eppure tutti sanno che quelle piantine inizieranno a fiorire e a dare poi i primi frutti né più né meno in contemporanea di quelle fatte nascere con pazienza in modo autonomo, direttamente dal seme, magari nel bagno di casa, dietro alla finestra che passa loro la luce di cui hanno bisogno.

Ma la sorpresa più antipatica sarà quella di constatare che proprio quelle piantine che sembravano così belle e forti, quasi di regola, dopo la prima fruttificazione che offrirà grandi soddisfazioni, nessuno lo nega, proprio loro saranno più sensibili ad ammalarsi e a dare frutti sempre meno belli e più piccoli rispetto alle altre che non sono state “pompate” in serra dai coltivatori industriali.

E’ quello che accade in ogni cosa.

Tutto ha la sua stagione ed il suo tempo anche se in Inverno possiamo mangiare le fragole del Sud America o i pomodori di qualche altra parte della Terra dove mentre da noi c’è freddo e neve, là risplende il sole estivo.

Il nostro organismo ormai si sta assuefacendo pericolosamente a questo “allargamento”, e diventando parimenti schiavo, in questo caso alimentare, e mentre l’inquinamento avanza e gli anticrittogamici la fanno da padroni mentre il “Bio” è solo un’illusione perché anche togliendo le malattie, la povera terra rimane ipersfruttata, irradiata, inquinata dal cielo e poi per forza riarricchita chimicamente, e l’acqua che cade dal cielo o scorre nei fiumi … la potete depurare quanto volete, ma perde ogni giorno di più la propria purezza, e non approfondiamo ulteriormente, e pensare che il nostro corpo è fatto acqua per ben oltre il 75%.

Frutta e verdura mostrano frutti sempre più belli, tutti grandi uguali, tutti senza un difetto … ma il nostro organismo, checché ne pensiate non si soddisfa più come un tempo in cui le pesche maturavano d’Estate, i cavoli d’Inverno e ananas e banane solo in fotografia.

Oggi vogliamo tutto e subito, anzi, prima …

Ma che senso ha tutto ciò se poi ad esempio quando per necessità corriamo in un Pronto Soccorso Ospedaliero e dobbiamo SEMPRE aspettare delle ore prima che qualcuno ci prenda in considerazione?

O anche solo quando dobbiamo fare la fila in Posta, in Banca, ovunque?

O quando aspettiamo la ”pensione” … mi fermo qui, ma voi intanto continuate pure a masturbarvi con i vostri telefonini tramite i quali vi sembra proprio di avere il mondo in mano senza mai dover fare “la fila”.

CANI, CHE PASSIONE !!!

10 agosto 2016

pep

Non avete occhi che per vostri cani?

Benissimo, vi offro un’occasione incredibile per evitarvi in futuro di venire a leggere quanto scrivo nei miei Post con le mie critiche molto poco “in” e degne del secolo scorso.

Allora cominciamo: vi siete mai veramente chiesti (onestamente) per quale motivo ad un certo punto della vostra vita avete deciso di “adottare” un cane?

Lo sapevate che questo significava far entrare in famiglia un nuovo elemento che vi avrebbe creato dei limiti pari a quelli di una persona adulta ma col cervello di un bambino e con qualche handicap fisico?

Forse avevate solo bisogno di un compagno con cui non esser costretti ad evitare di mettere a confronto i propri pensieri, le proprie scelte, le proprie abitudini e convinzioni … un essere incapace di contraddirvi o anche solo criticarvi perché il dono di esprimersi a parole proprio non ce l’ha e tutto il rimanente non sono che vostre deduzioni.

Che bello poi, poter avere sempre a fianco un compagno totalmente fiducioso in voi anche a prescindere se ve lo meritate, e anche a difendervi, perché no? Con l’aria che tira …

Certo, perché lui è il tradizionale amico dell’uomo, di colui che comunque gli dà da mangiare, lo coccola di sua iniziativa, gli offre un asilo di solito sicuro, lo fa giocare o fare un lavoro che lo diverte, e gli offre dei vantaggi che non troverebbe certamente vagando come un randagio.

E l’animale, di rimando, gli mostra un attaccamento che per lui è il giusto dono dovuto nei confronti di un essere che sente superiore anche se a certe forme di libertà comportamentale tutte sue e molto poco umane non rinuncerà mai pur sapendole non molto gradite al suo padrone amico.

Sì perché lui è nato libero e pur amandovi e anche temendovi, inutile negarlo, cercherà sempre di raggiungere una posizione “sociale” alla pari con voi.

E voi, proprio voi, sarete i suoi amici fedeli sinché un bel giorno non cambierete idea come si può fare con un paio di scarpe, magari quando l’animale si ammalerà, o anche solo invecchierà e voi che siete sempre pronti a mettere all’ospizio un padre o una madre diventati con l’età difficili da gestire e un peso per la vostra autonomia e libertà … non vi comporterete certo in modo differente, anche peggio.

Così vi sarete dimenticati anche che lui, a differenza di qualsiasi altro essere umano, non ha mai potuto né voluto rispondere per le rime a certi vostri comportamenti che è meglio persino non definire col loro nome e quegli occhioni che vi guarderanno sempre come se voi foste l’unica ragione della sua vita, vi troveranno improvvisamente insensibili e duri.

Ma per ora, pieni di entusiasmo, voi lo amate, lo trattate come “uno di famiglia”, messo e non concesso che non iniziate ad esser stanchi di doverlo sempre accudire come un tamagochi e quindi iniziando in sordina a considerarlo un ingombro da cui prima o poi staccarsi in un modo o nell’altro, questo quando dovrete iniziare ad accettare che anche quell’animale è un essere vivente con le sue logiche istintuali a cui lui difficilmente pone dei limiti e che spesso vi trovate costretti ad accettare anche se “lo mandate a scuola” fino a quando sembra ormai esser divenuto capace, su vostro “comando”, di obbedire come uno schiavetto e di dominare i propri istinti, anche quelli più bassi.

Lui ha i suoi ritmi, le sue esigenze, la sua natura animale è decisamente diversa dalla vostra anche se siete convinti che lui sappia rinunciare per amor vostro alle proprie pulsioni … impossibile … che capisca il “senso” delle vostre parole mentre invece ne riconosce solo i suoni e quel che vi “sfugge” tragicamente, è che è molto difficile imbrogliarlo come sapete ben fare con i vostri simili, perché, anche se non ve lo farà mai capire, lui vi “sente” e capisce molto di più di quanto voi capite lui, perché le sue capacità istintuali di “captazione” infinitamente superiori alle vostre, gli fanno avvertire anche quel che gli volete nascondere …

Ma è inutile che insistiate a considerarlo come uno di famiglia, tipo figlio aggiunto, uno cioé che non si sognerebbe mai ad esempio, spinto da qualche odorino invitante, a defecare magari in un posto “no”.

Certo perché se non lo avete ben condizionato sin dall’inizio a rispettare determinate regole, sarà poi sempre lui a comandare, come quando inizia a tirare il guinzaglio, a infilarvisi in mezzo alle gambe quando camminate e a travolgere quanto incontra per le sua strada …

Fior di scienziati hanno ben documentato quel lato della sua natura che funziona in un certo modo compatibile con la nostra tranquillità solo grazie a dei condizionamenti ricevuti; perché state arricciando il naso? Vi siete forse dimenticati che anche voi subite quotidianamente il peso di certi condizionamenti sociali … e spesso solo per vigliaccheria?

E allora per quale motivo comportarsi come quasi tutti i genitori del cosiddetto Mondo Civile e civilizzato che per non “stressare” i propri piccoli, per non creargli dei blocchi psicologici (ma sarà poi vero? Come ha fatto il Genere Umano a sopravviver sino ad oggi senza tutte quelle seghe mentali?) … gli lasciano fare tutto quel che vogliono o quasi e sotto sotto anche perché sono molto preoccupati di perdere il loro affetto creandogli dei limiti, opponendogli delle Regole, dei “no”.

Infatti quando questi “piccoli” iniziano a crescere e ad annusare il significato delle parole “indipendenza” e “libertà”, diventano subito irrequieti, non si riesce più a comunicare con loro, tutto quel che esce dalla vostra bocca li stanca, vi sfuggono se cercate di aprire un dialogo, e appena possono cercano di evitarvi mentre voi continuate pietisticamente e molto coglionamente a riempirgli le tasche con quei quattro o più soldi che gli servono per farsi i fatti propri …

Un errore tipico poi è quello di illudersi che il metodo sicuro per riuscire ad insegnargli a rispettare qualche “ordine” sarà quello di dargli sempre dei piccoli premi ogni volta che obbedisce, così come la maggioranza di voi fa con i propri figli: arriva una bella pagella? Subito il premio.

Gli chiedete di far qualcosa per voi e se anche a fatica riuscite ancora ad ottenerlo, sempre un premio.

Ma la Vita di premi ne offre troppo pochi perché una persona intelligente si illuda che offrire un premio in cambio di un “Sì” offra delle reali prospettive di crescita caratteriale e psichica.

Il vostro cane infatti, come i vostri figli “non stressati”, ma che solo per voi “non sono stressati”, vi obbedirà solo per ottenere quel premio, non perché stia iniziando a capire che deve accettare di tenere certi comportamenti rispettando il suo “padrone”, i suoi ordini, le sue necessità, che nella vita esistono dei paletti, che non tutto è lecito, anzi!

Questo non toglie che la sua natura lo porti normalmente a difendere sia il territorio in cui vive sia il suo padrone a cui sicuramente si affeziona, vorrei ben vedere, per lui voi siete molto di più che il vostro Capoufficio a cui voi, se necessario … glissòn … ma questo deriva dalla sua natura di “paria”, natura che in millenni di convivenza gli ha creato questo habitus per cui la coscienza di sapere che difendendo il suo ambiente e chi lo ospita si traduce anche nella difesa di se stesso.

Certo, un cane sa anche dare la propria vita per fare questo, ma che senso, che valore ha lui della vita? Come noi? Ne siamo proprio sicuri? E’ veramente preoccupato di perdere quello che per il Genere Umano, dopo i soldi e il Potere è la cosa più importante?

Di sicuro ha molto più ricordo e rispetto dei morti, rispetto a qualsiasi suo padrone.

In ogni caso il cane, una volta che sia stato bene condizionato e che sia diventato adulto, se non gli avete consentito di ritenere che è lui il padrone di casa, della vostra vita, delle vostre decisioni e delle vostre abitudini, tipo ad esempio, a prtire dalle cose più piccole, non consentirgli di leccarvi in faccia o di saltarvi addosso per esprimere la sua gioia di vedervi, o di non lasciargli mettere le zampe sulla tavola dove state mangiando o di salire sui divani, o quel che è peggio sul vostro letto, di non scambiare gli spazi dove voi vivete con un canile … indubbiamente è e sarà un ottimo compagno di vita che però non riuscirete mai a convincere che non sta bene ficcare il muso in ogni escremento che incontra per la strada.

Dimenticarsi che un cane è una bestia, anche se di livello superiore, nessuno lo nega (ma mai all’altezza di un felino, non a torto nell’antico Egitto i gatti erano venerati come Divinità, noi ce lo siamo dimenticati, loro no) è l’errore più grande che l’uomo possa commettere.

Avere un cane per casa significa aver accettato in famiglia una nuova creatura con tutti i doveri che per voi ne derivano e mai dimenticare che rispetto a lui siamo noi gli “esseri superiori” anche se certi suoi comportamenti onesti e istintivi qualche volta ce lo pongono qualche gradino più in alto di noi stessi, falsi ed egoisti al suo confronto, invece che sinceri e prodighi come lui.

Ma un cane è sempre un animale, mai dimenticarselo, e basta con quell’amore sperticato che non offriremmo mai ad un nostro simile solo perché questo simile, avendo il dono della parola, ci può rispondere come ci meritiamo, mentre la povera bestia … se rompe … a cuccia!

Potrei continuare per parecchio, ma tanto, lo so, non serve a nulla, e … buone leccate in faccia.

FERMATE IL MONDO …

25 luglio 2016

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Fermate il Mondo, vorrei scendere.

Ma non per scappare, credetemi, solo perché sta diventando insopportabile il fetore della stupidità, della cattiveria, della fragilità psichica, dell’incapacità di convivere serenamente col diverso, rispettandolo, e poi dell’egoismo, della dipendenza da ogni tipo di droga, soprattutto dal danaro e dal potere … di tutto questo bel panorama umano, si fa per dire, umano, che mi circonda.

Di cosa volete che continui a scrivere?

Di problemi di salute, di ricordi di vita vissuta, qualche bel pensierino filosofico?

Magari condendo il tutto con qualche ineccepibile ragionamento razionale?

Ogni sarcasmo è diventato gratuito, non rimane che osservare in silenzio ed attendere che il cretino elimini il cretino.

Francamente sono sempre più motivato a starmene accucciato sulla riva del famoso fiume in piena anche perché è sempre più difficile anche infilarsi nel ventre di qualche miniera abbandonata alla ricerca di silenzio e dove tutto dipende solo da te e da come ti muovi.

Dicono che è pericoloso.

Certo, ma solo se uno va in giro con le fette di salame sugli occhi e con le scarpette da tennis quando sono necessari scarponi o anfibi ma soprattutto quando sono carenti sicurezza e nervi saldi … e anche meno pericoloso di quando uno tira fuori la pistola col colpo in canna solo perché la tua faccia gli è antipatica …

etc, etc, etc.

IL MONDO IGNORATO

1 luglio 2016

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Una doverosa premessa per chi è capitato per caso da queste parti ed appartiene alla nutrita categoria di quelli che vivono col telefonino o con la playstation in mano: accomodatevi pure da un’altra parte, qui di solito si parla in una lingua che non capite.

Sabato scorso ero andato con mio figlio maggiore a fare un giro sottoterra (per miniere abbandonate) e non avevamo creduto di avventurarci oltre quel che l’intelligenza e la prudenza consigliano poiché io, più che altro per non caricarmi di troppo peso, non avevo portato alcuni componenti essenziali per la sicurezza tipo 100m. di fune da alpinismo con moschettoni e gadgets vari e qualcos’altro tipo lampade particolari.

Così ci eravamo addentrati poco più di un centinaio di metri sottoterra ma poi eravamo tornati sui nostri passi dato che in più di una situazione bisognava oltrepassare zone franate o infilarsi in passaggi un po’ critici solo se ben attrezzati.

Ieri siamo tornati in loco chiaramente con tutto quel che serviva ed abbiamo iniziato a perlustrare il ventre di quella montagna che sembrava un immenso formicaio vuoto suddiviso in più piani intercomunicanti attraverso tunnel, “camini” e passaggi vari.

Centinaia e centinaia di metri di condotte, torrenti veloci, saloni sotterranei alti anche una decina di metri e tenuti in piedi da pilastri di roccia, lì lasciati per sorreggere quegli spazi svuotati.

Cavità di geodi sventrati in anni di lavorazione mineraria e intere zone dai soffitti ricoperti di stalattiti bianche come porcellana …

Ovunque tracce delle “vene” dei minerali che erano stati estratti, ricche e silenziose testimonianze che in quel buio ovattato ma non opprimente non incutevano timore ma solo un senso di rispetto che solo chi ama l’essenziale può comprendere.

Durante il nostro aggirarci non senza fatica tra un livello e l’altro, con l’arrampicarci su o giù per “camini” lunghi anche 50, 60 metri, ad un certo punto, proprio al termine di un cunicolo di poco più di un metro di diametro che in effetti prometteva molto poco, al massimo l’immagine di qualcuno dei tanti crolli che il Signore Tempo e la Natura decidono di effettuare, ho udito un urlo di stupore di mio figlio, di solito molto silenzioso, che mi precedava di qualche metro.

Davanti a noi si apriva verso il basso una enorme cavità che scendeva di quasi un centinaio di metri tutta percorribile grazie ad una vera e propria scala di metallo che si snodava sin oltre dove la luce del mio faro led potentissimo poteva illuminare e che ricordava per l’ampiezza uno di quegli scaloni che le dive di un tempo scendevano a passo di danza sui palcoscenici di qualche famoso recital.

Vi giuro che non sto esagerando …

Un tuffo al cuore per tanto spettacolo …

Purtroppo non sono riuscito a scendere completamente perché ad un certo sottolivello l’ossigeno ha iniziato a diventare troppo povero per me e non era il caso di rischiare anche se sicuramente, una volta giunti in prossimità della miniera inferiore i flussi di aria si sarebbero rigenerati …

Ma vi giuro che lo spettacolo di quella cattedrale scavata nel ventre della Natura da tanti omini che vi avevano lavorato con tanto sudore e la forza esclusiva delle proprie braccia, con un po’ di esplosivo e solo negli ultimi tempi avevano potuto sostituire il piccone con i martelli pneumatici, aveva qualcosa di magico e tornare sui nostri passi quando il tempo era ormai trascorso lo abbiamo fatto non senza un malcelato dispiacere …

Fuori, per tornare alla nostra auto posteggiata in un tornante, dopo ore di permanenza sottoterra, ci attendeva una lunga discesa lungo la montagna, sotto ad un’acqua che Dio la mandava e io forse speravo di cancellare un po’ di tutte quelle brutture che l’uomo si è inventato.

Tutto inutile, la Civiltà ci stava attendendo a braccia aperte.

 

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… quindi, per la maggior parte dei comuni mortali “civilizzati”…  fandonie da venditori di fumo …

Proprio l’altro ieri, praticando un 80% di pranoterapia e per il rimanente 20% una tecnica chiroterapeutica, ho fatto scomparire definitivamente in meno di dieci minuti gli effetti dolorosi di un “colpo della strega” di cui era rimasta vittima una bella signora, classica persona malfidente, ipercritica, dubitosa, per nulla convinta di riuscire ad ottenere qualcosa nel farsi trattare da uno come me che “non indossa il camice bianco”, ma adattandosi a cercare di risolvere in modo “alternativo” il proprio problema di dolore e debilitazione visto che i farmaci si erano rivelati del tutto inutili.

Infatti era giunta ormai ad una condizione di disagio e sofferenza per cui, calata ogni prevenzione, si adattava a qualsiasi cosa pur di non sentir più male.

Prima di eseguire qualsiasi manovra chiroterapeutica che poteva offrire alla donna in questione, una persona colta e di livello sociale superiore alla media, una parvenza “tecnico medicale” adeguata al problema, dopo aver ben individuato col tatto le tensioni anomale post-traumatiche presenti lungo la sua colonna vertebrale, utilizzando tecniche proprio non così scontate come si può pensare superficialmente, ho più volte sfiorato con le mie mani i punti che avevo individuato dolenti.

Dopodiché, esercitando in loco una leggera pressione nei punti giusti, con uno schiocco liberatore venuto da sé, le ho riposizionato correttamente i tessuti che erano rimasti bloccati e ipercontratti fuori sede per colpa di un movimento improvviso “a freddo”.

Tutto fatto signora, ora si può alzare … e la prossima volta lasci che sia la colf ad usare l’aspirapolvere, lei non è abituata a certi sforzi …

E quella incredula che tastandosi la schiena mi diceva … si, ma sento ancora un po’ di dolore …

certo signora, sa l’infiammazione rimarrà ancora per un po’, ma vedrà che nel giro di un’oretta le passa anche quella …

Vai a farle credere che le ho risolto il problema praticamente senza alcuna manipolazione … ma non importa, tanto io mi ci diverto pure a vedere “sfondate” tante certezze in realtà fragili con l’uso controllato delle mie bioenergie .

Pensierino della notte …

Intanto fuori accade di tutto, violenze, stupri, omicidi, nemmeno i più piccoli vengono risparmiati, e checché affermino i benpensanti, potere, sesso e denaro asfissiano le nostre vite, e io che illuso continuo a parlare di bioenergie … ma che fare d’altronde se non cercare di pensare a quell’altra metà del bicchiere per metà ancora pieno, non si sa per quanto?

I FIGLI DI EVA

16 giugno 2016

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OGNI gesto Nostro, Iniziativa OGNI, OGNI Reazione Sono Tutte Figlie di valutazioni ben preciso.

Che poi QUESTE valutazioni Siano a Loro volta Figlie della Nostra razionalità, dell’istinto, delle Seghe mentali di cui Spesso ci pasciamo e Così via, Di quella disonestà ideologica Che mai ci sogneremmo di Riconoscere E che cerca sempre di tirar acqua al Nostro Mulino, Il tutto Generatore Anche da tante Altre Motivazioni Dalle Più eccelse alle Più squallide, tutto cio non conta dal punto di vista del MECCANISMO Che le Attiva e provocazione Le nostre Reazioni.

Sempre, un monte, ci Sono Quelle valutazioni Che ci rendono MOLTI Simili alle bestie QUANDO proprio non riusciamo ad esserne padroni e piloti al di sopra di Qualsiasi motivazione deviante o deviata, MENTRE noi Esseri umani, tutti, chi Più, chi Menone, avremmo il Dono di Poter Essere padroni del senso di Qualsiasi Nostra Scelta.

Certo, Quante lacrime, quanti mali di schiena, Quante angosce ma also Quante gioie.

Invece, io, Ogni volta Che APRO La Finestra, devo quasi sempre assistere al triste spettacolo di tante scimmiette Che si tappano occhi, bocca e orecchie, impegnatissime un letamare solista il proprio orticello Come se fosse l’unico Degno di attenzioni e l’unica ragione di vita.

Pessimista?

Censore “a” gratis?

Assolutamente no.

E ‘Solo Una questione di diottrie … 10 decimi … e un pizzico di sarcasmo.

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Dovrebbero essere passati trent’anni almeno da quando ho iniziato a fare trattamenti con le mie mani, sicuramente motivato dall’esser passato positivamente a mia volta in precedenza sotto tante mani esperte quando era stato necessario per “merito” di un’automobile che aveva deciso di fare un test sulla penetrabilità dei corpi centrandomi la schiena su di un passaggio pedonale e poi dandosi alla fuga.

Ne avevo imparate così tante su come si può manipolare un corpo umano durante il lungo periodo di riabilitazione, che mi ero interessato a come provare ad essere d’aiuto a mia volta per chi aveva problemi simili a quello che io avevo fortunatamente risolto.

Poi, col tempo, con quanto ho appreso sull’anatomia umana lavorando per anni e anni ogni giorno in Sale Operatorie al fianco di “bisturi d’oro” ed anche grazie alle possibilità di aver potuto imparare correttamente certe procedure da chi ne sapeva più di me, e sorvoliamo su altre esperienze fondamentali di sapore orientale, le mie mani hanno pure iniziato ad amplificare un sesto senso che a tutt’oggi mi consente di avvertire istintivamente dove c’é bisogno di loro per scacciare o anche solo ridurre disturbi ostinati.

Onestamente non ho proprio idea di quante centinaia di corpi ho toccato, ma di sicuro quello che ho dato e ricevuto e che non è facilmente quantificabile a livello non solo di bioenergie ma anche di sensazioni tattili, considerando con quale pulizia mentale ho sempre lavorato, mi ha regalato un’esperienza sicuramente molto particolare e confermato parallelamente quante e quali ipocrisie soprattutto culturali o “provenienti da comode tradizioni” albergano di solito nel cervello umano.

Non datemi adesso del maniaco sessuale per quel che dirò.

Innanzi tutto, ve lo posso giurare su quanto mi è più caro, anche se, quando era necessario, ho trattato molto intimamente dei corpi femminili decisamente da sballo, mai che abbia avuto reazioni sessuali di tipo erettivo … in corso d’opera e vi assicuro che anche a tutt’oggi funziono perfettamente dal punto di vista endocrino, pur se quanto mi passava sotto alle mani mi ha talvolta regalato sensazioni che definire vagamente piacevoli è puro pleonasmo.

Ma il punto non è questo.

Quello che ho sempre notato con una certa regolarità è che di tutte le donne trattate sia con tocco energico sia con fare molto soft, delicato, all’occorrenza, nessuna è mai riuscita a nascondere completamente momenti di vero piacere nel venire manipolate.

Nemmeno una, nemmeno la più apparentemente distaccata, austera e psicologicamente lontana manco si trovasse nel corso di una visita medica davanti ad un medico mai visto né conosciuto, nemmeno una è riuscita a celare totalmente quel sottile senso di piacere che certa morale codina fa finta di ignorare identificandolo come peccaminoso.

Che dire?

Che siano solo sensazioni mie oppure è proprio vero che chiunque, qualsiasi corpo, quando anche solo sfiori certi “interruttori” fisicamente sensibili questi immancabilmente accendono anche di luce fioca quella lampadina dei sensi che pochi sanno veramente pilotare coscientemente con una mente libera in un corpo libero anche senza che accada nulla di “male” e senza che venga assolutamente intaccata alcuna serietà interiore?

Bella domanda vero?

Pensateci sopra e senza dimenticare che siamo fatti tutti soprattutto di ciccia e che sta solo a noi gestirla ad occhi ben aperti con intelligenza, moderazione e tanta coscienza sapendone accettare ma ben controllando ogni sua debolezza di cui è sin troppo facile rimanere schiavi.

Oppure sfogatevi pure e non perdete un colpo, tanto, di solito, se ben usate, quelle “cosine là” , bando ai moralismi, non si consumano e neppure si guastano.

Al massimo, la sera, quando vi siederete sulla sponda del letto per sfilarvi i calzini e sentirete qualche doloretto in più alla schiena, perché no? vi potrà capitare di pensare alla giornata appena trascorsa e di domandarvi se è o meno il caso di fare qualche onesto bilancio in tutta riservatezza …

 

 

UN AMORE PARTICOLARE

6 giugno 2016

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Sin da piccolo il mio colore preferito era il “Viola” e nel corso degli anni mi sono trovato a fare delle scelte direi “automatiche”, soprattutto negli acquisti, perché guardando bene oltre alle righe c’era sempre di mezzo quel colore che faceva da catalizzatore.

Solo da pochi anni, purtroppo, ora so quanto ho perso, da qualche sommerso neurone ereditato da non so chi, è finalmente emersa la mia passione per i minerali, per i cristalli che sono un miracolo della Natura, e per un minerale, in particolare.

Voi subito direte, di certo per gli ametista con quelle sfumature cha vanno dal lilla al viola più carico.

Niente di più sbagliato.

I cristalli di ametista, soprattutto quelli brasiliani viola scuro, possiedono una colorazione molto bella, elegante e attraente ma per me sono un po’ come certe “stampe d’arte”, belle ma fredde.

I cristalli che attraggono maggiormente la mia attenzione sono quelli della Fluorite, tecnicamente, fluoruro di calcio, che può assumere anche altre colorazioni pure mixate fra di loro, ma essenzialmente violacee.

Minerale non raro e poco intrigante per un occhio inesperto quando poco illuminato e visto nell’insieme delle sue masse grezze private di ogni “fioritura” cristallina.

Ma non come si può presentare sia all’interno di geodi, sia quando in miniera vedi affiorare le sue geminazioni sulle superfici dei filoni sotterranei, oppure, incredibile, inserite a cielo chiuso in celle vecchie milioni di anni, dietro spesse lamine di roccia che non fanno sospettare la presenza celata di tanta bellezza dietro ad una crosta tanto anonima.

Io credo che anche il cuore più indurito, la mente pià distratta e lontana da tutto se non dai propri interessi materiali e da tutti gli egoismi possibili, davanti a tanta bellezza non può rimanere insensibile, ed è per questo che ho scritto questo Post perché sono inguaribilmente convinto della purezza delle radici dell’animo umano a cui mi sto rivolgendo.